La Corte EDU ha condannato l’Italia per la violazione dell’art. 8 della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, per aver mancato di tutelare l’immagina, la riservatezza personale e la dignità di una donna che aveva denunciato di essere vittima di violenza sessuale. 

 

I Giudici di Strasburgo asserirono che il contenuto della sentenza di assoluzione di tutti gli imputanti, non proteggeva adeguatamente i diritti e interessi della ricorrente in quanto venne utilizzato “un linguaggio colpevolizzante e moraleggiante che scoraggia la fiducia delle vittime nel sistema giudiziario” per la “vittimizzazione secondaria cui le espone”.